• Valentina Franzese
  • Novità

Il tempo che verrà...

Ho sempre pensato che ciò che non vediamo ci condiziona la vita più di quanto possa sembrare: un dubbio, ad esempio, non si vede, ma c’è, così come un’assenza, una scelta mai fatta, un ricordo… Si unisce all’elenco un piccolissimo virus che non vediamo, ma che ha fatto strage, costringendo milioni di persone confinate dentro le mura domestiche e condizionando la nostra quotidianità presente e, credo, anche quella futura.

Siamo andati avanti a slogan: dal “tutti a casa” a “andrà tutto bene”, ma ora si dovrà necessariamente trovare uno slogan diverso!

La sfida, ora, sarà costruire un’immagine nuova, sia a livello individuale che sociale: l’onda anomala che ci ha investito a livello mondiale, ha trasformato le certezze in precarietà, ci ha reso tutti più vulnerabili, ma ha anche messo in discussione modelli di sviluppo, mete sociali, stili di vita, ricollocando le persone al centro, rispetto a interessi economici, finanziari e politici: è stato restituito al soggetto il ruolo di protagonista.

Siamo sopravvissuti ad un male che poteva portarci via, trasportati da un camion militare chissà dove e credo che ciascuno di noi, i “sopravvissuti”, abbia la responsabilità di tradurre nel concreto, idee e scelte etiche e di buona convivenza nel mondo. Come? Facendo riferimento all’esperienza appena vissuta e, in particolare, a due aspetti per me significativi:

  • ABBIAMO POTUTO VIVERE A PIENO IL NOSTRO TEMPO PSICOLOGICO, rivalutandolo rispetto al tempo cronologico. Il momento della riflessione su di sé, sul rapporto con chi ci è stato lontano, il tempo che abbiamo avuto per reinventare rapporti psicologici in famiglia, coi figli, con amici recuperati via social. È il tempo da non lasciarsi più scappare.
  • ABBIAMO TOCCATO CON MANO LA DIFFERENZA TRA MENTALITA’ E COMPORTAMENTI. Questi possono essere straordinari, come le raccolte fondi, la solidarietà, la collaborazione, gli interventi sulle modalità di lavoro e sulla salvaguardia dell’ambiente, ma se scemano a emergenza finita, non hanno avuto alcun senso. Ciascuno di noi può migliorare, la società può migliorare, se certe belle azioni diventano mentalità, e si strutturano in salde attitudini psicologiche: se la solidarietà dimostrata, se l’attenzione verso la collettività, se la nascita di certe sensibilità, diventano un modo di vedere la vita e comportarsi di conseguenza, allora sì che andrà tutto bene!

In che modo dare un senso a tutto questo vissuto? Individuando le nostre risorse, individuali e sociali, per poi sfruttarle al meglio. Un buon modo per migliorare la nostra vita, senza avere troppa sfiducia e senza incolpare sempre gli altri.

Che poi “gli altri” siamo noi!

Eccolo il nuovo slogan!

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