Concorso Letterario di Psicologia

Un compagno adulto per gli adolescenti

Il Compagno Adulto è una declinazione della funzione psicologica in ambito domiciliare. È un intervento nel quale sostanzialmente lo psicologo accompagna l’adolescente nelle sue attività quotidiane. La dimensione del “fare insieme” è centrale, perché permette l’instaurarsi di un rapporto paritario, in cui l’attribuzione di senso è condivisa e condivisibile.  

Spesso gli adolescenti hanno pochi strumenti di comprensione delle proprie emozioni, faticano a creare un’identità nell’enorme diversità che caratterizza la loro esperienza. Il Compagno Adulto può offrirgli una relazione alternativa a quelle che sperimenta nei propri contesti, attraverso un approccio non giudicante di rispecchiamento empatico.

Poiché si tratta di un ruolo molto complesso cercheremo di dare qualche spunto utile per favorire un pensiero critico e una maggiore consapevolezza per chiunque si identifichi in questa definizione professionale. Ci teniamo a condividere le nostre riflessioni perché sia in ambito formativo che nella letteratura abbiamo trovato poche informazioni frammentarie.

  • Il Compagno Adulto è solitamente un giovane psicologo o psicoterapeuta in formazione. La vicinanza generazionale permette un accesso facilitato al mondo interno dell’adolescente, creando un terreno fertile per un rapporto di fiducia e un’alleanza di lavoro. Il rischio è dato dall’invischiamento, dalla perdita dei confini del ruolo “terapeutico”, ma può essere contenuto attraverso una supervisione e un confronto continuo.
  • Il setting è la relazione. A differenza dello studio di uno psicoterapeuta, non ci si può affidare al setting tradizionale, così come a specifiche “tecniche” di intervento. Il focus si sposta sul problema che motiva la domanda di intervento.
  • Il problema è mantenuto da relazioni fortemente agite. Spesso il Compagno Adulto entra letteralmente in famiglie complesse, sofferenti, che ruotano attorno ad adolescenti diagnosticati. La funzione psicologica in questo caso può essere proprio quella di spostare l’intervento dal “paziente designato” alle dinamiche familiari ripetitive e patologiche.
  • Il Compagno Adulto è un lavoro di rete. Sebbene possa sembrare un intervento individuale, il rapporto psicologo-adolescente non deve essere pensato come una diade chiusa, bensì come un attivatore di reti (famiglia, scuola e servizi territoriali), con le quali aprire sani canali comunicativi, permettendo così all’adolescente di sperimentare relazioni gratificanti.
  • L’azione prevale sul pensiero. Il Compagno Adulto diventa una grande risorsa laddove mancano strumenti (cognitivi, attentivi o emozionali) per ripensare la propria esperienza, come invece avviene nello studio del terapeuta. Nel rapporto con l’adolescente saranno dunque utili azioni interpretative, di ridefinizione del rapporto all’interno dei vari contesti di vita, da considerare veri e propri teatri di proiezione e identificazione da parte di quest’ultimo.

Il Compagno Adulto si confronta con il mondo pulsante dell’adolescenza, e ancor di più con famiglie che si strutturano su modelli di relazione a volte conflittuali, ripetitivi e insani. Gran parte del lavoro sarà quello di dare un senso e una rilettura delle emozioni condivise nel rapporto, nel quale lo psicologo si troverà più “esposto” rispetto ad altri setting maggiormente tradizionali e protetti.

Inoltre, per riuscire a dare una definizione utile alla funzione psicologica di questo ruolo, pensiamo sia fondamentale ripensare l’intervento domiciliare come un lavoro di rete, in contatto continuo con tutti i contesti che si interfacciano con l’adolescente e la sua famiglia.

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Fonti

https://www.ordinepsicologilazio.it/psicologi/perche-domicilio/

https://www.ordinepsicologilazio.it/psicologi/lintervento-domiciliare-identita-e-trasformazione/


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