• Elisa Cardoni
  • Novità

Quando gli occhi NON sono lo specchio dell'anima

Quali sono i possibili effetti, nella relazione con i più piccoli, dell’uso della mascherina?

Matilde non riesce a dormire

Matilde ha tre anni, un bel viso incorniciato da simpatici capelli neri arruffati, dei grandi e brillanti occhi scuri e un ampio sorriso che a volte si contrae nel broncio tipico delle giornate storte. Di me lei non può dire le stesse cose: conosciuta durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, il mio viso per Matilde è stato da sempre un volto a metà, fonte di numerosi sguardi tesi a comunicare il più possibile, ma reso incompleto dall’uso di una mascherina necessaria per proteggerci.

Una sera Matilde non riesce a dormire, è nervosa: nulla sembra bastare a garantirle il conforto di cui ha bisogno. Così, ad un tratto, mi lancia uno sguardo che interrompe qualsiasi mia parola di incoraggiamento, solleva un dito e, indicando la sua bocca, con un cenno della mano mi chiede chiaramente di togliermi la mascherina. Vuole vedermi, vuole conoscere finalmente, nella sua interezza, quel viso che le sta parlando.

Allora mi allontano di qualche passo, per garantire la distanza di sicurezza e abbasso la mascherina solo il tempo necessario ad un sorriso. Il volto di Matilde si illumina, per un’istante una scintilla attraversa i suoi occhi in un’espressione di gioia. La “figura”, fino a quel momento incompiuta, ora è completa: mi ha conosciuta, forse come se fosse la prima volta, potendosi rispecchiare, anche solo per un momento, in un volto intero simile al suo.

Lungi dal condannare l’uso dei dispositivi di sicurezza, indispensabili per arginare la diffusione del virus nel momento attuale, questa esperienza con Matilde può far riflettere su aspetti che, fino a poco tempo fa, forse non apparivano così evidenti e su quali siano le eventuali ricadute all’interno della relazione con gli altri, soprattutto se si tratta di soggetti in via di sviluppo.

 

L’altro, uno “specchio” in cui osservarsi

Già dai primi momenti di vita, gli scambi e le interazioni con menti più mature permettono al bambino di “vedersi”, di sentirsi reale e “separato” dal resto del mondo. Questo consente di dare un senso al comportamento altrui e di comprendere meglio se stessi ed i propri stati mentali. In particolare, attraverso il volto avviene uno scambio in cui ognuno riflette i cambiamenti reciproci, permettendo così di dare significato anche ai propri mutamenti interiori, vedendo se stessi nell’atteggiamento degli altri.

Forse è per tale ragione che i bambini come Matilde possono sentirsi confusi e disorientati nell’entrare spesso in contatto con persone il cui volto, oggi, è sovente parzialmente coperto da una mascherina. Forse, nonostante i tentativi e gli sforzi volti ad enfatizzare e comprendere l’espressione delle parti visibili, come gli occhi, a Matilde quella sera mancava qualcosa: guardandomi non riusciva a scorgermi totalmente e, di conseguenza, non poteva vedere completamente se stessa e comprendere cosa le stesse accadendo e cosa stessimo provando nell’essere in relazione in quel momento.

 

Pensiamoci, in questo periodo, quando interagiamo con gli altri, soprattutto se più piccoli, e sforziamoci di tenere a mente la nostra e l’altrui mente, perché “le cose che vediamo (…) sono le stesse che abbiamo dentro di noi” (Herman Hesse).

 


Bibliografia

Caruna, F. & Gallese, V. (2011). Sentire, esprimere, comprendere le emozioni: una nuova prospettiva neuroscientifica. Sistemi intelligenti, 2, 223-234.

Moniello, G. & Quadrana, L. (2010). Neuroscenze e mente adolescente. Edizioni Magi.

Winnicott, D. W. (1967). La funzione di specchio della madre e della famiglia nello sviluppo infantile. In A. Nunziante Cesarò & V. Boursier (Cur.) (2004), Psicoanalisi dello sviluppo. Brani scelti (pp. 230 - 237). Armando Editore.

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